L’Università di New York ha svolto uno studio su scala globale dove si evincono che nei principali fiumi dei vari continenti ci sono altissime concentrazioni di antibiotici, spesso le concentrazioni superano fino a 300 volte il livello di sicurezza.
Lo studio è stato presentato al meeting della Society of Environmental Toxicology and Chemistry ad Helsinki e, in concreto, sono stati ricercati 14 antibiotici di uso comune nei fiumi di 72 paesi e la loro presenza è risultata esserci nel 65% dei siti monitorati.
Il fiume più inquinato risulta stare nel Bangladesh, dove il Metronidazolo che viene usato per le infezioni batteriche della pelle e della bocca è stato trovato con un livello di ben 300 volte superiore a quello considerato di sicurezza. Ma pure il Tamigi non scherza, con i suoi 233 nanogrammi di antibiotici per litro.

Questo è un fatto davvero grave, non solo per l’ambiente, ma anche per gli uomini e gli animali di altre specie. E non c’entra niente che i fiumi più inquinati stiano lontani dall’Italia, perché gli animali bevono da quei fiumi, i pesci ci vivono e l’acqua finisce nel mare; e poi i fiumi inquinati ci sono pure in Italia, come pure i nostri mari!
Ecco cosa dichiara il dott. John Wilkinson, del Dipartimento di Ambiente e Geografia che ha coordinato questa ricerca: “Il nostro studio aiuta a colmare questa lacuna di conoscenze, avendo elaborato dati in paesi che non erano mai stati monitorati prima”.
Invece, questo è quanto dichiara il professor Alistair Bosall, leader tematico dell’Istituto di sostenibilità ambientale di York: “I risultati sono piuttosto aperti e preoccupanti, a dimostrazione della diffusa contaminazione dei sistemi fluviali di tutto il mondo con composti antibiotici. Molti scienziati e responsabili politici ora riconoscono il ruolo dell’ambiente naturale nel problema della resistenza antimicrobica: i nostri dati mostrano che la contaminazione antibiotica dei fiumi potrebbe essere un importante contributo. Risolvere il problema sarà una grande sfida e richiederà investimenti nelle infrastrutture per il trattamento dei rifiuti e delle acque reflue, una regolamentazione più severa e la pulizia di siti già contaminati”.
Sicuramente i vegani si ammalano di meno e magari ricercano cure naturali, ma purtroppo siamo la minoranza…